La XXVII tappa dedicata al percorso di decarbonizzazione della filiera italiana del vetro che da punto di riferimento nel campo dell’economia circolare traghetta i suoi processi produttivi verso l’obiettivo emissioni zero.
Al centro l’esempio della Zignago Vetro dove riciclo, efficienza e transizione energetica si incontrano. Tra i fiori all’occhiello l’utilizzo di fonti rinnovabili, tra cui un impianto a biomassa e pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica.
Legambiente: “L’evoluzione della filiera italiana del vetro propone un modello di decarbonizzazione che può essere valorizzato anche in altri settori industriali. C’è bisogno però di adeguate politiche pubbliche di riduzione dell’impronta carbonica che puntino su ricerca e innovazione, infrastrutture all’avanguardia e tecnologie pulite”.
Assovetro: “Da sempre l’industria del vetro ha posto l’attenzione alla riduzione dei consumi energetici, come da sempre ha sostenuto il riciclo, ben prima che le legislazioni ambientali lo imponessero. Questo ha permesso alle produzioni di vetro italiane di essere leader nell’efficienza energetica e nel riciclo”.
Fossalta di Portogruaro (VE), 7 novembre 2024 – La filiera italiana del vetro, già leader in Europa per l’alto tasso di recupero e riciclo dei contenitori in vetro (87%), è ai blocchi di partenza per affrontare un’altra importante sfida: la decarbonizzazione dei processi produttivi per centrare l’obiettivo zero emissioni. Un percorso di transizione energetica e di riduzione dell’impronta carbonica che Legambiente, insieme ad Assovetro, sceglie di raccontare attraverso l’esempio della Zignago Vetro, protagonista della XXVII tappa della campagna nazionale “I Cantieri della Transizione Ecologica”.
L’azienda veneta, affermata a livello nazionale e internazionale nella produzione di contenitori in vetro cavo per i settori food&beverage e cosmetica&profumeria, fonda i suoi processi produttivi sull’economia circolare (il 48,6% della materia prima utilizzata è vetro riciclato) e sulla transizione energetica, grazie all’acquisizione di energia elettrica da fonti rinnovabili, quali un impianto a biomassa, pannelli fotovoltaici e altre fonti certificate. Tecnologie pulite che le hanno permesso di evitare complessivamente l’emissione di 53.259 tonnellate di CO₂ di Scope 2 nel corso del 2023. Queste iniziative, unitamente alle altre attività di decarbonizzazione attuate dal Gruppo hanno permesso una riduzione pari al -6% delle emissioni specifiche di CO₂ (Scope 1 + 2) tra il 2022 e il 2023.
La centrale a biomassa Zignago Power è il vero fiore all’occhiello. Attivo dal 2008, l’impianto termoelettrico copre l’intero fabbisogno elettrico dello stabilimento di Fossalta di Portogruaro (VE) e circa il 38% del Gruppo. Per alimentarsi utilizza biomassa solida legnosa vergine, un combustibile naturale che alla Zignago ha il doppio scopo di valorizzare una materiale non impiegabile in altre attività, e che inoltre proviene da filiera corta. Completa il quadro l’assetto cogenerativo con cui opera l’impianto a biomassa che, grazie al lavoro di una turbina a vapore, permette di recuperare il calore contenuto nei fumi di combustione per produrre acqua calda, utile sia nel processo all’interno del sito produttivo sia per alimentare una rete di teleriscaldamento a servizio di utenze locali pubbliche e private del circostante centro abitato.
“Grazie all’utilizzo di tecnologie innovative, Zignago Vetro adotta processi produttivi volti a minimizzare il consumo energetico, riducendo in modo significativo le emissioni e incentivando un approccio industriale sempre più eco-friendly: questo impegno costante verso la sostenibilità riflette la determinazione dell’azienda nel guidare il progresso verso pratiche più responsabili e rispettose dell’ambiente. L’obiettivo del Gruppo, attraverso la realizzazione del proprio Piano di Decarbonizzazione, è quello di raggiungere entro il 2030 un calo del -29,9% delle emissioni specifiche di CO₂ (Scope 1 + Scope 2) rispetto all’anno base 2023” – afferma Biagio Costantini, Amministratore Delegato di Zignago Vetro.
“L’evoluzione della filiera italiana del vetro che passa dalla circolarità alla decarbonizzazione dei processi produttivi fissa un modello da valorizzare e promuovere anche in altri settori industriali. Questi però necessitano di essere accompagnati da adeguate politiche pubbliche di riduzione dell’impronta carbonica che puntino su ricerca e innovazione, infrastrutture all’avanguardia e tecnologie pulite – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Le produzioni nazionali di vetro dimostrano di essere pioniere in un percorso che finalmente guarda alla sostenibilità in maniera integrale, dove la resilienza di un settore industriale vessato dall’aumento dei costi dell’energia si unisce a una solida visione ecocentrica del prossimo futuro”.
“Da sempre l’industria del vetro ha posto l’attenzione alla riduzione dei consumi energetici, come da sempre – sottolinea Marco Ravasi, Presidente di Assovetro – ha sostenuto il riciclo, ben prima che le legislazioni ambientali lo imponessero. Questo ha permesso alle produzioni di vetro italiane di essere leader nell’efficienza energetica e nel riciclo. Ora abbiamo di fronte il percorso di decarbonizzazione, un percorso che non ci trova però impreparati: le aziende leader del settore del vetro hanno annunciato piani di investimento per la riduzione delle proprie emissioni di CO₂ e stanno investendo in tecnologie innovative. In Italia ben oltre il 60% delle aziende ha già formalizzato un percorso di decarbonizzazione al 2030 e 2050”.
Orientato alla riduzione delle emissioni di gas serra, all’efficienza energetica e alla promozione di pratiche produttive a basse emissioni di carbonio, l’industria italiana del vetro è al centro di una evoluzione verso il net zero. Una scelta che la seconda manifattura in Ue avverte come necessaria e urgente nonostante le difficoltà sul mantenimento della propria competitività a livello internazionale, il rischio delocalizzazione e i limiti degli alti costi energetici. Del resto, lo scenario su cui Assovetro e KPMG aprono con un loro studio fa riflettere: a fronte di un aumento di produzione le emissioni “scope 2”, ossia quelle che derivano dall’energia elettrica utile al processo di produzione, subiranno tra il 2022 e il 2050 solo un lieve decremento (-1,93%). Una proiezione che si rivela ancora più dannosa con le emissioni “scope 1” derivanti dal processo di vetrificazione e combustione di fonti fossili nei forni: +22% entro il 2035 e +7% entro il 2050.
I Cantieri della Transizione Ecologica è una campagna di Legambiente che prende avvio a maggio 2023 con l’obiettivo di raccontare la transizione ecologica in Italia, attraverso le storie di cantieri, progetti e innovazioni che investono su decarbonizzazione, sostenibilità ambientale ed economia circolare. È possibile conoscere il tour della campagna sul sito cantieridellatransizione.legambiente.it, che raccoglie con approfondimenti, foto e video tutti gli aggiornamenti dei percorsi virtuosi messi in atto da imprese, comunità e amministrazioni per contrastare la crisi climatica, promuovere la circolarità e costruire un futuro migliore.
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